Sembra che abbia scritto da sempre.
Sembra che, da autrice navigata e maliziosa, abbia da sempre pubblicato libri Mondadori, che fanno capolino in migliaia di copie dalle edicole di tutta Italia.
Sembra che la tastiera - una volta avremmo detto la penna - sia un prolungamento del suo corpo.
Eppure non è così.
Si trova sul mercato solo da qualche anno, eppure pare che sia questo il suo elemento naturale.
Marzia Musneci.
Premessa.
Sono un acquirente di libri ossessivo-compulsivo: ne compro molti di più di quanti non ne riesca a leggere. Questo implica che, avendo una coda di lettura praticamente infinita, leggo i libri con notevole ritardo. Non a caso, ho letto "Doppia indagine" della Musneci - pubblicato nel 2011 - solo qualche mese fa. A due anni dall'uscita. Il vantaggio, però, è stato quello di poter leggere i due romanzi di cui voglio parlarvi uno di seguito all'altro, senza interruzione. L'immersione nel mondo da lei plasmato è stata breve, essendo durata poco meno di un mese. Ma così intensa e bruciante, da imprimere sulla pelle quella sensazione di familiarità e simpatia che riescono a trasmetterti solo certi libri. Non libri belli, non libri perfetti, non libri avvincenti.
Libri veri.
Partiamo dall'inizio.
A parte qualche pubblicazione per strada, e l'indomabile passione per gli haiku, Marzia Musneci emette il suo primo, potente vagito nel mondo della narrativa nazionale con il libro "Doppia indagine", che si aggiudica il premio Alberto Tedeschi 2011.
La storia parte da una scomparsa: quella della piccola Stella Morganti. Nonostante le ricerche e gli appelli, nessuno riesce a trovare uno straccio di indizio. La patata bollente, presto, passa nelle mani del nostro protagonista, l'investigatore privato Matteo
Montesi. Sarà lui a disseppellire legami là dove sembra non ce ne siano, e a trovare fili conduttori tra la scomparsa della piccola e quella di suo padre, risalente a dieci anni prima.
Spulciando le recensioni in giro per internet, mi sono imbattuto in alcuni comuni denominatori, che senz'altro posso condividere. "Doppia indagine" si colloca nel filone del giallo-simpatico: una trama avvincente e ben costruita che ruota attorno a un protagonista da cui è arduo non restare affascinati. Simpatico, intelligente, astuto, battuta pronta, ex attore e attuale traduttore, mezzo perdente e mezzo vincente, tipo spigliato e sportivo, salutista e amabile. Insomma, un coacervo di caratteristiche in cui si sposano tradizione e innovazione, che rendono questo Matteo Montesi (MM, come l'autrice) indimenticabile. Altra cosa su cui concordo è l'apprezzamento per la costruzione gialla: oggi, che vanno tanto di moda il noir, il thriller e l'hardboiled, scrivere un giallo lineare e coerente sembra quasi anacronistico. Eppure è una sfida che l'autrice vince in pieno, costruendo una storia che non ha lacune, che non fa acqua e che ci porta sani e salvi a destinazione.
Ma faremmo un torto al libro e all'autrice se dimenticassimo di parlare di un altro personaggio: la bella agente di polizia Cristiana Perla. Donna professionale e indisponente, ma anche tenera e bisognosa di premure. Facile capire, già da queste poche battute, che tra il protagonista e la Perla nascerà qualcosa.
Come anticipavo all'inizio, sembra che la Musneci non abbia fatto altro che scrivere, nella sua vita.
Da questo libro emergono, oltre al talento e alla tecnica, anche tanta esperienza, e quel briciolo di malizia narrativa che può permettersi solo un autore navigato. Un autore che, forte di anni di scrittura, ci tira tra le pagine mormorandoci: "Seguimi, non preoccuparti. Adesso ci penserò io a te."
A due anni di distanza dalla prestigiosa vittoria Tedeschi, arriva il sequel:
Lune di sangue. Stavolta Matteo Montesi deve occuparsi di un caso
apparentemente semplice: ritrovare un quadro che ritrae la "donna più bella del mondo", su incarico della sfuggente Arianna Caldoni.
Ma quando, in una grotta sul lago ai Castelli Romani, viene trovato il cadavere di un uomo con le mani mozzate, il lettore capisce che il caso non sarà così semplice. La storia viene innestata su uno sfondo
sui generis: strani riti che si consumano nell'oscurità, sette curiose che organizzano incontri e celebrazioni da far accapponare la pelle e, se non bastasse, anche un clan che detta legge su prostituzione, droga ed estorsione.
A livello di trama, forse, la mia preferenza pende leggermente per
"Doppia indagine". La storia risulta più familiare, più vicina alle aspettative del lettore medio, più consona ai miei standard. Sotto il profilo della tecnica e della
prosa, però, devo ammettere che il secondo romanzo rischia qualcosa in più. Ho trovato passaggi bellissimi, in questo libro. Picchi narrativi che mi hanno fatto venire i brividi. Un esempio?
Ci alziamo lentamente, combattendo la nausea. Raggiungiamo il letto percorrendo una stanza che non vuole stare ferma.
Arianna non si accorge di noi, continua a fissare quei fantocci in terra.
Cristiana si siede sul letto, la abbraccia stretta, assecondando il movimento compulsivo.
Lei lascia fare.
Io abbraccio tutte e due.
È così che ci trova Santarelli.
Muti, stretti, a cullarci contro l'orrore.
Bello, vero?
A questo punto occorre specificare una cosa. In realtà
Doppia indagine non è il primo romanzo con protagonista Matteo Montesi. La Musneci, infatti, lo aveva già fatto esordire nel 2008, con il romanzo
Nessuno al suo posto (La Riflessione). Per chi volesse avere una visione più compiuta del nostro simpatico MM, e magari risalire al suo primo caso "letterario", leggere questo libro non sarebbe male.
In definitiva, posso dire che il giallo italiano non è mai stato così vitale come negli ultimi anni.
Mi piacerebbe menzionare un altro recente vincitore del premio Alberto Tedeschi, che ho intervistato proprio sulle pagine di questo blog::
Carlo Parri, con il suo grande Cardosa.
Carlo Parri e Marzia Musneci: due vincitori uscenti del più prestigioso premio italiano per romanzi gialli. Due penne, affilate e sapienti, che dimostrano come la narrativa di genere italiana, lungi dall'aver dato ciò che doveva al mondo della letteratura, abbia ancora molto da dire.