Oggi, per la mia rubrica Interviste Anomale, ho il piacere di fare quattro chiacchiere con Carlo Parri, vincitore del premio Alberto Tedeschi 2012 con il romanzo "Il metodo Cardosa" (Giallo Mondadori). Si tratta di un romanzo avvincente, anomalo, provocatorio, nel quale l'indagine poliziesca e la trama gialla quasi scompaiono di fronte al protagonista, Cardosa: vicequestore aggiunto, lettore compulsivo-ossessivo e sciupafemmine, mente brillante ma anche incomprensibile, citazionista delirante e amante inguaribile della spesa al mercato.
Ciao Carlo, benvenuto tra le pagine della
mia rubrica. Giuri di dire la verità, tutta la
verità e nient'altro che la verità?
Conosco solo false verità e
menzogne reali. Posso offrirti solo il gioco delle tre carte. Ti va bene?
Mi va benissimo. L'importante è che io non vinca mai, altrimenti non ci
sarebbe sfizio. Io scelgo la carta dell'emotività: cosa si prova a vincere il
concorso Alberto Tedeschi, il più importante riconoscimento italiano per
romanzi gialli inediti?
Più che altro mi sono chiesto
cosa avrei provato se non avessi vinto. In ogni caso non è successo. Meglio
così. Parlare di vittoria mi imbarazza. Cardosa a questo punto citerebbe
Sartre. “Una vittoria descritta nei particolari, non si sa più cosa la
distingue da una sconfitta.” Io, nel mio piccolo, sposo il pensiero di Winston
Churchill. “I problemi della vittoria sono più gradevoli di quelli della
sconfitta, ma non meno difficili da risolvere.”
C’è stato un momento, in questa storia, che mi ha lasciato dentro un’emozione indelebile. La mattina che ha squillato il telefono e la voce di Franco Forte mi ha detto semplicemente “Lei è il vincitore del premio Tedeschi”. Ero da solo e quando ho riattaccato, non nego di aver fatto un po’ la marionetta in giro per casa. Da lì in poi è cominciato un percorso obbligato. Revisione, editing, promozione, interviste, inviti, progetti. Soprattutto mi sono sentito quasi in dovere di chiudere il secondo Cardosa e iniziare il terzo. Vincere il Tedeschi è anche questo.
C’è stato un momento, in questa storia, che mi ha lasciato dentro un’emozione indelebile. La mattina che ha squillato il telefono e la voce di Franco Forte mi ha detto semplicemente “Lei è il vincitore del premio Tedeschi”. Ero da solo e quando ho riattaccato, non nego di aver fatto un po’ la marionetta in giro per casa. Da lì in poi è cominciato un percorso obbligato. Revisione, editing, promozione, interviste, inviti, progetti. Soprattutto mi sono sentito quasi in dovere di chiudere il secondo Cardosa e iniziare il terzo. Vincere il Tedeschi è anche questo.
Attenzione. Ci hai detto una cosa che, forse mi sbaglio, ma credo di
non aver letto altrove. "Chiudere il secondo Cardosa e iniziare il
terzo". Facciamo finta di non aver sentito o vuoi spiegarci per bene?
Desolato, ma non è uno scoop.
L'ho dichiarato in un'intervista televisiva già a fine agosto. Il secondo libro
è già pronto da qualche tempo e il terzo è in lavorazione. Anzi i terzi, perché
ne sto scrivendo tre contemporaneamente e non ho ancora deciso a quale dare il
numero tre.
Bene, stai dando una gioia ai fan di Cardosa. E ora passiamo a lui,
vicequestore aggiunto Leonardo Cardosa, il personaggio attorno al quale ruota
buona parte del romanzo. Lui è: dotato di due cervelli, forte di una cultura
letteraria sovrumana e infine sciupafemmine. Quali di queste caratteristiche
sono autobiografiche e quali inventate? In altri termini: anche tu hai due
cervelli? Anche tu parli per citazioni? Anche tu ti destreggi tra più donne?
Più che altro il mio doppio si
sviluppa con un eteronimo. Si chiama Fernando Pellizzo. Lui è uno sciupafemmine
io, al massimo, potrei esserlo stato, tanti anni fa, ormai... Le citazioni,
soprattutto quelle cinematografiche, le uso spesso. Naturalmente
decontestualizzate, di valore semantico soggettivo e unicamente emotivo.
Caratteristiche autobiografiche o inventate dici. Ma io fin da bambino ho
inventato la mia biografia. Ho persino già descritto il mio funerale. Non c'è
assolutamente niente di vero in me. Io stesso sono un'invenzione.
Eteronimi... vite inventate... Sei un lettore di Pessoa? Qual è il tuo
Libro dell'Inquietudine?
Sono un ri-lettore di Pessoa e
dei suoi eteronimi, ma anche un appassionato ri-lettore di Tabucchi. I libri
dell'inquietudine sono infiniti, perché infiniti sono i libri che non potrò
leggere. Ogni libro che non riuscirò a leggere sarà uno di questi.
Mi piace questa risposta. Diciamo che la condivido appieno. Ultima
domanda, ovviamente anomala. Solitamente si chiede a uno scrittore quali
consigli dare un esordiente per farsi notare nel mondo editoriale. Bene, io ti
chiedo:cosa suggerisci a un esordiente per non farsi notare nell'editoria che
conta? Particolari mosse per perdere il Tedeschi?
Ti dirò, quando mi fanno la
domanda canonica, quale consiglio dare a chi vuol tentare la scrittura, offro
sempre la risposta alla tua domanda. Consiglio di non farlo, che è anche il
sistema migliore per non farsi notare. Perdere il Tedeschi è facilissimo, credo
che non serva un grande impegno. Arrivano mille romanzi, ne vince solo uno, più
facile di così. Battute a parte, per non farsi notare, per essere inesorabilmente
cestinati a ogni tentativo, c'è un sistema sicuro. Leggere poco e quel poco
sbagliato. Io una mano sto cercando (nel mio piccolo) di offrirla. Ogni giorno
tento di promuovere un libro della serie "Se leggi questo di sicuro
qualche cosa impari." Ma lo leggeranno?
Ne dubito, Carlo. Sappi che solo il 15% di italiani dichiara di aver
letto fino a 12 libri in 12 mesi (i cosiddetti lettori forti), mentre oltre il
50% di aspiranti scrittori legge meno di un libro all'anno. Ma lasciamo stare,
questo è un altro discorso. L'intervista è finita. Chiama Cardosa (a proposito,
dove sta?) e digli di mandare un saluto ai nostri lettori.
Sì, purtroppo le conosco le
statistiche... e io, tra l'altro, partecipo a falsificare la media con una
media di centoventi libri per anno solare. Vediamo un po' se riesco a
connettermi con Leonardo...
Leo, ci sei? Eccolo qua.
"Scusate amici, ma oggi
piove e Roma è un caos più caos di sempre. Sono al mercato e ho poco tempo per
voi, ma so che Parri ha finito una storia che mi riguarda, roba successa l'anno
scorso, e penso che presto ci ritroveremo. Buona spesa a tutti."
Mitico. Ciao Carlo, e grazie mille per questa bella intervista.
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