Oggi, per la mia rubrica Interviste Anomale, ho il piacere di fare quattro chiacchiere con la dark lady della penna, definita "la regina del thriller gotico italiano": Barbara Baraldi. Ho da poco finito di leggere il suo thriller "Lullaby - La ninna nanna della morte" (Castelvecchi) e quindi mi sembra giusto ripercorrere, assieme a lei, le fasi principali della sua carriera letteraria.
Ciao, Barbara. Benvenuta sul mio blog. Giuri di dire la verità, tutta la verità e nient'altro che la verità?
Non giuro mai, dovrai accontentarti della mia parola.
Mi accontento. Cominciamo con qualche domanda personale. Cosa significa
vivere scrivendo? A livello pratico, quali vantaggi e quali svantaggi
comporta l'essere una scrittrice di professione?
Ci solo voluti anni prima di poter trasformare il mio sogno nella mia
professione, sacrifici e abnegazione. Ho fatto quattro anni senza
potermi permettere un giorno di ferie e non era certo facile tornare a
casa da una giornata pesante di lavoro, mangiare qualcosa al volo per
mettermi subito a scrivere. Dedicavo alla scrittura le notti, le
domeniche, albe frenetiche e pause pranzo. Ma per portare a termine un
romanzo è necessario tempo e dedizione, oltre che disciplina e passione.
Ma come amo dire, per poter realizzare i propri sogni a volte bisogna
sanguinare.
Vantaggi? Fare il lavoro che amo. Scrivere fa parte della mia essenza. Svantaggi? Tanti sacrifici, e nessuna certezza.
Vantaggi? Fare il lavoro che amo. Scrivere fa parte della mia essenza. Svantaggi? Tanti sacrifici, e nessuna certezza.
Ti senti di dover ringraziare qualcuno per il successo che stai avendo? A
parte il tuo talento e un pizzico di fortuna (che non deve mancare
mai), c'è stato qualcuno in particolare che ti ha aiutata o incoraggiata
in questo percorso?
Sicuramente la mia famiglia mi ha sempre incoraggiata, ma la forza di
volontà è l'arma più preziosa che mi ha spronato in questo cammino.
Va bene, ora passiamo alle tue opere. Qualche mese fa ho finito di
leggere il tuo secondo romanzo, "La collezionista di sogni infranti". Mi
è piaciuto molto, perché è una sorta di noir psicologico che ruota
intorno al rapporto tra due ragazze. Ci vuoi parlare di questo libro e
del tuo rapporto con Perdisa Pop, il tuo editore di allora?
È
un romanzo a cui sono molto legata e che contiene una riflessione
sulla rete e su come sia facile perdere l'identità quando la vita
virtuale diventa più appagante di quella reale. Mi sono trovata molto
bene con Perdisa, al punto che l'anno seguente è uscito il seguito della
Collezionista: "La casa di Amelia".
Bene. Procediamo secondo l'ordine delle mie letture, anche se sono un
po' a casaccio. Posso dire che, forse, il tuo libro che ho apprezzato di
più è "Bambole pericolose", pubblicato dal Giallo Mondadori nel 2010.
Un romanzo complesso, forse una delle tue opere più lunghe, un thriller
che si dipana in una Bologna gotica, segreta, fatta di combattimenti e
riti sessuali. Ho apprezzato sia la protagonista femminile, Eva, che
Franco, il suo allenatore. Vuoi dirci qualcosa sulla nascita di questo romanzo e sul tuo approdo al Giallo Mondadori?
Nel 2007 ho vinto il Gran Giallo città di Cattolica, e l'ambito premio
era la pubblicazione del racconto vincitore nel Giallo Mondadori.
L'editor di allora rimase molto colpito dal mio racconto e mi chiese se
avevo un romanzo pronto da fargli leggere. E io, che continuavo a
credere nel mio sogno, un romanzo nel cassetto ce l'avevo eccome, già
revisionato. All'editor il romanzo piacque e nel 2008 "La bambola dagli
occhi di cristallo" uscì nel Giallo Mondadori. "Bambole pericolose" è il
suo seguito. La Bambola è nata in un periodo in cui Bologna era balzata
alla cronaca per continui casi di violenza nei confronti delle donne,
così ho inventato il personaggio della killer fatale, una sorta di
giustiziere della notte in gonnella che pulisce le strade dalla
criminalità.
Complimenti! Sviscerare i momenti salienti della tua carriera è
molto interessante, come credo sia per ogni personaggio noto che fa
dell'arte il suo pane quotidiano. Bene, abbiamo passato al setaccio
alcuni aspetti della Barbara Baraldi gotica. Ora passiamo all'altro
versante, quello urban fantasy. Sta spopolando, in libreria, la tua saga
di Scarlett (Mondadori), di cui sono usciti i primi due capitoli. Vuoi
dirci qualcosa in merito a questo personaggio e a questa trilogia, a
metà strada tra una storia di formazione e un fantasy? Romanzi, questi,
apparentemente molto lontani dai tuoi risvolti gotici e thriller...
In realtà la serie Scarlett raccoglie le atmosfere gotiche e thriller
dei miei romanzi precedenti, al punto che nel primo volume c'è un
omicidio e la relativa indagine della protagonista. Scarlett è una
ragazza di oggi, con problematiche legate all'età e alla crescita. Alla
trama classica da romanzo di formazione si unisce quella dark fantasy
con l'incursione del soprannaturale a sconvolgere la sua vita e gli
equilibri. E naturalmente l'amore. Un amore impossibile, un sentimento
assoluto e devastante, quanto pericoloso.
Romanzi e racconti a parte, di recente ti sei anche affacciata al mondo
del fumetto. Prima con la graphic novel "Bloodymilla" (Delos Books) e
poi, addirittura, con un episodio per Dylan Dog, il fumetto italiano più
famoso nel mondo. La tua storia, "Il bottone di madreperla", inserita
nel Dylan Dog Color Fest di agosto 2012, ha riscosso un notevole
apprezzamento, sia presso i tuoi fan che presso i fedelissimi
dell'indagatore dell'incubo. Ci spieghi come e quando è nato il tuo
amore per il fumetto? E com'è nata l'idea de "Il bottone di madreperla"?
Il mio amore per i fumetti viene da lontano, da quando ero soltanto una
bambina e in soffitta a casa dei miei, ho trovato la collezione di Alan
Ford di mio padre. Con le nuvole parlanti, è stato amore a prima vista.
Ho cominciato a raccontare storie molto prima di decidermi a scriverle. E
spesso scaturivano da sogni, o visioni, che immaginavo… a fumetti. Non
l’ho mai confessato a nessuno, ma mi è capitato di sognare di essere la
protagonista di un manga, in cui tutto era disegnato proprio come un
manga! Insomma, ero ossessionata dalla fusione tra parole e disegni. E
così, da lettrice, sono diventata sceneggiatrice. Sono fan dell'Indagatore
dell'Incubo e avrei sempre sognato di scrivere una storia per lui. "Il
bottone di madreperla" riprende tutte le tematiche che mi sono care come
la memoria e l'amore vero che sopravvive alla morte. È una storia
intrisa di romanticismo profondo, proprio come romantico è il
personaggio creato da Sclavi.
Bene, Barbara. Siamo giunti alla fine dell'intervista. L'ultima domanda
che voglio porti riguarda non tanto il tuo profilo da autrice, quanto
quello da lettrice. Fammi i nomi dei tuoi autori di riferimento, che ami di più o che abbiano, in qualche
modo, influenzato il tuo modo di affrontare l'arte dello scrivere.
Ci sono vari scrittori che amo e hanno influenzato il mio immaginario. Da Marguerite Duras, a Hermann Hesse. Adoro Palahniuk, Fante, Bunker e King. Poe e Lovecraft hanno affollato la mia mente con i loro mondi immaginari e onirici.
Dalla fantascienza cito con piacere Hinz e Herbert. Non dimentico Eugenides, Pennac e Izzo. Ops, potrei andare avanti all'infinito.
Grazie mille, dark lady (inchino). Sei stata gentilissima. In bocca al lupo per tutti i tuoi progetti. Ciao!
Figurati, è stato un piacere.
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