Questa recensione la voglio dedicare a “Notte buia, niente stelle” (2010), una raccolta di racconti scritta dal nostro amato, blasonato, premiato, arricchito e bla bla bla… re del brivido, Stephen King. Partiamo dal fatto che questo libro, contrariamente ai precedenti, non è stato tradotto dall’ormai affezionato Tullio Dobner, ma da Wu Ming 1. Particolare, questo, da non trascurare, dato che il libro ci restituisce un King meno prolisso del solito. Più asciutto, più essenziale. Che sia merito dell’autore, del traduttore o di entrambi, non è dato sapere.
Le storie che compongono la raccolta sono quattro, ma non voglio commentarle nell’ordine in cui sono disposte, bensì secondo la mia personale classifica di gradimento.
MAXICAMIONISTA
Tess, scrittrice di gialli, al ritorno da una conferenza, ha un incidente con l’auto. La stazione di servizio più vicina è abbandonata, ma un camionista si offre di aiutarla. Il gigante, però, non è il buon Samaritano, ma uno stupratore e un assassino, che fa scempio del corpo di Tess. Lei, fingendosi morta, lascia che lui l’abbandoni in un canale di scolo, assieme ai cadaveri delle altre vittime. “Maxicamionista” è una storia di vendetta e odio covato, in cui un personaggio femminile magistralmente tratteggiato riuscirà a scoprire gli intrecci e le complicità dietro la violenza che ha subito.
VOTO: 8
David, malato di cancro, durante una passeggiata, si imbatte in George Elvid, un venditore ambulante di “estensioni”, che non perde tempo a fargli la sua offerta: sconfiggere il tumore comprando altri quindici anni di vita. Il prezzo, a parte quello monetario, sarà l’obbligo di trasferire a qualcun altro la sua sfortuna. David accetta, designando come vittima della malasorte un suo vicino di casa, verso il quale serba rancore da anni. La storia, che mutua e rielabora l’archetipo di “vendere l’anima al diavolo” (Elvid = Devil), è in realtà una rivisitazione del mito: la contropartita, in questo caso, non è la vita del protagonista, ma quella di qualcun altro. King tratteggia bene il progressivo pentimento di David, il quale assiste impotente alle conseguenze della sua scelta: lo sgretolarsi, progressivo e ineluttabile, della vita del suo vicino di casa.
1922
L’agricoltore Wilfred, con la complicità del figlio Henry, porta a termine un atto tanto efferato quanto sofferto: uccidere la moglie, a causa di un forte disaccordo legato alla vendita di un terreno. Ma quello che, nelle intenzioni di padre e figlio, doveva essere un “omicidio pulito”, diventa una tragedia sanguinosa, un susseguirsi di macabri imprevisti che tormenteranno la vita di entrambi. Bella l’ambientazione rurale, ottimo lo spunto narrativo dei ratti, azzeccato anche il progressivo “lavorio” di convincimento che il padre esercita sul figlio. Racconto, tuttavia, un po’ lento, con un mordente altalenante. Tutto sommato, buono.
VOTO: 7
UN BEL MATRIMONIO
Darcy, felicemente sposata con Bob, un giorno scopre che nel garage di casa, ben nascosta dietro una parete, c’è una scatola. Questa scatola contiene le prove inconfutabili che il compagno di una vita, Bob, è in realtà il serial killer che da anni terrorizza l’America. Ispirato a un fatto di cronaca vera, il racconto tratta in modo accorto e ponderato un argomento delicato e, in verità, non facile da gestire.
VOTO: 7
Tirando le somme, “Notte buia, niente stelle” è una raccolta di livello notevole. Compararla alle alte due antologie di quattro racconti (“Stagioni diverse” e “Quattro dopo mezzanotte”) è forse errato, sia per diversità di temi sia per il modo in cui sono trattati. In ogni caso, questo libro segna un punto incontestabile a favore di King: il modo in cui sono caratterizzate le donne è sublime. Raramente, nei romanzi del Re, abbiamo assistito a figure femminili così totalizzanti. E, altrettanto di rado, abbiamo letto di personaggi maschili così biechi, subdoli, meschini e negativi. Questo libro, per qualità e impegno, è il segno definitivo della rinascita. Una risalita cominciata con “The dome”, primo tassello di una resurrezione letteraria, maturata dopo qualche anno di libri mediocri e inconsistenti.
Forse in Rose Madder il maschile era visto allo stesso modo, oppure in Dolores Claiborne o in Il gioco di Gerald. Comunque devo dire che concordo sul giudizio positivo, ho appena finisto di leggere la raccolta e ne sono rimasto piacevolmente entusiasta, tanto che dopo la scorpacciata della Torre Nera, sto rimettendo in mano i libri del re, il prossimo è Torno a prenderti.
RispondiEliminaIo devo ancora cominciarla 'la scorpacciata' della Torre Nera. Tuttavia, ho comprato tutti e 7 i romanzi, che mi aspettano famelici in libreria. Ma per una lettura così grossa e impegnativa, aspetto... di sentirmi ispirato ;-)
RispondiElimina"Torno a prenderti" non l'ho letto, ma prima di "Notte buia" ho divorato "The dome", e ti assicuro che davvero ne vale la pena. Non fosse per il finale.